La discussione sulla
paternità s'intrecciò al dibattito sull'interpretazione da dare
alle profezie giovannee, se fossero cioè da intendere riferite ad
avvenimenti futuri e ultimi, o se dovessero essere interpretate al
contrario come oracoli riguardanti fatti già accaduti, identificati
con la storia della Chiesa e la prima venuta di Cristo. In gioco non
vi erano solo sottili questioni teologiche ma la concreta minaccia
rappresentata per l'ordine costituito, ecclesiastico e secolare, dai
movimenti millenaristici, come quello sorto in Frigia, negli ultimi
decenni del II secolo. per opera di Montano, che, prendendo spunto
dalla interpretazione predittiva della rivelazione apostolica,
ritenevano prossima la seconda venuta di Cristo, e l'instaurazione
di un regno terrestre millenario, di pace e prosperità. Movimenti
che attraversarono tutta la prima fase storica della cristianità,
almeno fino al 500 dell'era volgare, quando, secondo i calcoli
fondati sullo schema della storia sette volte millenaria del mondo,
Gesù sarebbe tornato sulla terra a capo delle schiere angeliche per
sconfiggere in modo definitivo Satana. Un lungo periodo d'attesa
messianica, di molto precedente al leggendario anno Mille, che con
le cicliche insorgenze dei Chiiasti, (dal greco chilioi
"mille") mantenne viva quella mentalità escatologica che
era stata tipica dell'età apostolica.
Con la fine delle persecuzioni contro i cristiani, nel IV
secolo, la nuova fase inauguratasi nei rapporti tra le comunità
evangeliche e l'autorità imperiale portò i vescovi e i diaconi
della Chiesa ad abbandonare il sentimento antiromano. Di queste
nuove temperie e dei mutati rapporti politici non poté non
risentirne lo scritto profetico, concepito in una fase segnata dalle
tremende persecuzioni di Nerone e di Domiziano, in cui la Chiesa
corse il rischio di essere completamente distrutta. L'Apocalisse,
espressione della tensione antitellurica e antiimperiale, continuava
ad offrire appigli scritturistici ai delusi e agli scontenti del
secolo, con i suoi riferimenti al secondo avvento e al regno
millenario, che è bene ricordare non sono frutto di un'errata
interpretazione, ancora tutta da dimostrare rappresentando un
oggettivo pericolo per le gerarchie ecclesiastiche ormai
compenetrate con il potere temporale. Furono le frequenti insorgenze
millenaristiche, con i loro risvolti sociali, a indurre gli
esponenti della Chiesa cristiana a prendere le distanze dal Libro
della Rivelazione: non è casuale che sia stato proprio un
presbitero romano di nome Gaio, il primo a sostenere che lo scritto
profetico non fosse opera dell'apostolo ma di un eretico, Cerinto,
contemporaneo di Giovanni. Dopo di lui, la setta degli Alogi, nata
come radicale opposizione al millenarismo dilagante, giunse
addirittura a rifiutare l'apostolicità e l'ispirazione di tutti gli
scritti del corpus giovanneo.
|